Millenni di storia napoletana nel centro città
In via dei Tribunali, in pieno centro storico, troviamo il complesso di Santa Maria Maggiore della Pietrasanta. Tra le più interessanti dal punto di vista storico e artistico, fu la prima chiesa della città ad essere dedicata alla Vergine.
Nella Chiesa di Pietrasanta si avverte una stratificazione che non è solo architettonica, ma anche culturale, con un sovrapporsi di storia, leggende e tradizioni fra passato e presente di Napoli.
Storia della Basilica di Pietrasanta
L’edificio sorge nel VI sec. come basilica paleocristiana sui resti del tempio dedicato a Diana. La chiesa attuale fu eretta tra il 1653 e il 1678 su progetto di Cosimo Fanzago che la riedificò in chiave barocca.
Nel 1803 il complesso venne adibito a caserma dei pompieri. I bombardamenti della II Guerra Mondiale colpirono gravemente la struttura religiosa ed il restauro fu portato a termine nel 1976. La chiesa è rimasta chiusa per decenni; ad oggi risulta riaperta e visitabile, ma svolge la funzione di auditorium.
Venne chiamata “della Pietrasanta” perché all’interno veniva custodita una pietra che, quando la si baciava procurava l’indulgenza. La tradizione vuole che vi sia stato sepolto papa Evaristo.
Il culto di Diana: la Janara nelle leggende napoletane
Maiale demoniaco e vescovo
Dove ora sorge la basilica un tempo veniva venerata la dea Diana. L’accesso al tempio era riservato esclusivamente alle donne, che invocavano la dea per non avere parti dolorosi. La divinità era la protettrice delle donne, degli animali selvatici, della caccia e custode della verginità. Gli uomini poco tolleravano il suo culto poiché molte donne, pur di evitare matrimoni infelici, preferivano votarsi alla Dea e offrire la loro castità. Le ragazze divenute sacerdotesse furono poi appellate in maniera dispregiativa col nome Dianare o Janare (sacerdotesse di Diana). In epoca paleocristiana, tutte le donne che ricorrevano all’antico culto della dea furono accusate di stregoneria, bollate come serve del Demonio e bandite dalla città.
Forse da qui nasce la leggenda del Maiale Demoniaco legata alla costruzione della Basilica della Pietrasanta. Secondo questa leggenda il Vescovo Pomponio decise di fare edificare la chiesa dopo che la Vergine Maria gli apparve in sogno chiedendogli di realizzare un santuario a lei dedicato. La Madonna gli spiegò che la Basilica avrebbe contrastato la presenza del diavolo che, sotto le sembianze di maiale, compariva tutte le notti nella zona compresa tra Piazza Miraglia e il centro antico, spaventando con il suo grugnito infernale i residenti e cercando di insinuarsi nelle vite dei fedeli.
Secondo gli abitanti del luogo, questa presenza malvagia era legata ai vecchi resti del tempio di Diana, dove alcune donne (considerate streghe) dedite a rituali pagani, avevano alimentato il desiderio di vendetta della Dea, consegnando alla città l’orribile maiale. Con l’edificazione della Basilica di Santa Maria Maggiore di Pietrasanta, questo animale spaventoso scomparve per sempre lasciando in pace i residenti del luogo.
Visitare la Basilica di S. Maria Maggiore di Pietrasanta
Attualmente la Chiesa basilicale di Santa Maria Maggiore di Pietrasanta consente di effettuare una sorta di “viaggio nel tempo”. Nel visitarla, infatti si effettua un percorso che attraversa i secoli ammirando i diversi elementi architettonici che si sono sovrapposti in oltre mille anni di storia. Dal campanile, il più antico della città, passando accanto alla Cappella del Pontano, di epoca rinascimentale, e davanti al Tempietto del Santissimo Salvatore, incastrato fra la Cappella e la Chiesa di Pietrasanta, fino ad inoltrarsi negli ambienti sotterranei dove si trova la cripta.
Guardate la Pietrasanta, vedrete una chiesa. Entrate dentro, vedrete la bellezza.Raffaele Iovine - Presidente Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONLUS
La leggenda del Grifo: il campanile della basilica
Nella Piazzetta Pietrasanta si erge il campanile in laterizi dell’antica Basilica, opera di tradizione romana con influssi bizantini. Di pianta quadrata, su quattro livelli, costruito interamente in mattoni, ha all’interno del corpo murario antichi materiali di spoglio. Personalità come Michelangelo Schipa e Benedetto Croce ritenevano il campanile contemporaneo alla chiesa, ma studi del Venditti spostano la sua costruzione al IX-X sec.
La posizione del campanile accanto alla Basilica della Pietrasanta e quindi all’inizio del Decumano Maggiore fa presumere che da esso si accedeva alla Neapolis e cioè dell’antica città di Napoli. Vedere il campanile, toccarlo significa fare un salto indietro nel tempo perché ogni suo pezzo è un pezzo di storia di Napoli, un pezzo di civiltà che ha attraversato una storia millenaria.
La torre del campanile è circondata da teste di grifo in marmo. Il Grifo è un animale fantastico, noto fin dall’antichità, mezzo leone e mezzo aquila, dotato secondo le credenze di forza e potenza sovrannaturali, e annoverato fra gli animali della mitologia classica.
Il grifone ha caratteristiche molto precise e delineate: è formato dal corpo, dalle zampe posteriori e dalla coda di un leone, combinate con la testa e con gli artigli di un’aquila, e con quest’ultimi che fungono da zampe anteriori. L’animale rappresenta il simbolo conflittuale delle due nature: umana e divina.
La Locanda del Grifo: dove mangiare e fare un break
Quando si visita questa zona e si ha bisogno di di un break, consigliamo La Locanda del Grifo, un ristorante e pizzeria dove è possibile gustare cibi genuini e di stagione: una delle caratteristiche essenziali è l'uso di un moderno forno ecologico a gas. Il proprietario del locale, Mariano Ferrara, unisce la sua abilità culinaria alla gentilezza e cortesia per offrire un ottimo servizio al cliente.
Nel ristorante è possibile mangiare un'ottima pizza oppure un menu di carne e pesce: vengono usati solo ingredienti di origine locale ed è anche possibile mangiare all'esterno. E' molto piacevole fermarsi nel ristorante durante una visita nel centro storico.
Il nome del locale è ispirato proprio al "Grifo", l'animale fantastico presente nella torre del campanile, vicino al ristorante.
La cappella Pontano
Fatta edificare nel 1492 da Giovanni Gioviano Pontano, la cappella, affacciante sulla Piazzetta Pietrasanta e lungo Via dei Tribunali, è completamente rivestita in pietra grigia di piperno.
Pontano, brillante umanista, la fece erigere come monumento funebre per l’amata moglie Adriana Sassone. All’interno, accompagnati dalle eleganti epigrafi latine scritte dallo stesso, vennero disposti anche i figli Lucio, Francesco e Lucia Marzia, insieme all’amico Pietro Golino. Di pianta rettangolare, con tre facciate esterne e una quarta adiacente alla Cappella del Cappuccino, si distingue nella piazzetta per l’eleganza e il fascino dei dettagli di finissimo rilievo.
Cappella del SS. Salvatore
Fra la Basilica e la Cappella del Pontano, sorge la Cappella del SS. Salvatore, datata al 1150. Questa chiesa dell’Arciconfraternita del Cappuccino nasce come chiesa autonoma. Il suo interno, rimaneggiato nel XVIII sec., fu arricchito da un pavimento in maiolica, dalle pregevoli decorazioni e dall’altare in marmi policromi. L’esterno, col portale in piperno, accoglie alla sua destra una pseudo edicola, sormontata da una targa dedicata alla ricostruzione della cupola di Santa Maria Maggiore del 1820.
I sotterranei della basilica: la cripta
Il piano ipogeo e i sotterranei della chiesa di S. Maria Maggiore rappresentano una preziosa testimonianza della storia della città di Napoli. Nella cripta ci sono i resti dell’antica basilica paleocristiana e si conservano i frammenti di un antico mosaico di epoca romana.
I sotterranei della chiesa sono un vero e proprio percorso sotterraneo lungo quasi un chilometro dove c’è tanto da vedere. Si può ammirare infatti una parte dell’acquedotto greco-romano dell’Antica Neapolis, e poi tanto altro tra cui la Cisterna dei Pozzari, l’Archivio di Tufo e la Piscina del Principe. Un percorso tra epoche e personaggi storici che si intersecano con storia della città di Napoli.
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