Nel cratere di un vulcano spento, alle pendici del Monte Santa Croce, scopriamo un piccolo e antico borgo, in cui il mito diventa storia e avvolge in un'atmosfera che lascia il segno in ogni passante.

Storia del comune di Roccamonfina

Roccamonfina è un piccolo centro della provincia di Caserta. Da sempre terra fertile e generosa, per le sue caratteristiche è stata abitata dall’uomo fin da tempi antichissimi. Furono, però, i Romani a far risplendere il fascino delle sue terre.

È da secoli il rifugio giusto per chi ama farsi coccolare dal profumo dei boschi, dal gusto dei prodotti della terra e dalle acque termali.

Sicuramente è stato rifugio per l’Imperatore romano Filippo L’Arabo e la sua famiglia.

La leggenda narra che l’imperatore trovò riparo su queste montagne, per scappare alla furia di Decio, colui che usurpò il suo trono. Un guerriero spietato e assetato di potere, disposto a tutto per diventare imperatore, tanto da uccidere Filippo.

Purtroppo non fece i conti con una forza ancora più grande: l’Amore.


L'Orto della Regina

Amore: sentimento profondo e tanto ostacolato di Decio verso la bellissima principessa Fina, nipote di Filippo l’Arabo, che, si narra, avesse trovato riparo proprio a Roccamonfina.

Secondo la leggenda, infatti, il borgo fu fondato da Decio che arrivò in questi luoghi in cerca della sua principessa, per la quale fece erigere una Rocca in suo onore da cui il paese prese il nome.

Gli studiosi danno più credito all’ipotesi per cui il nome sia legato agli antichi culti pagani, ma il fascino di questa storia e i resti che vediamo oggi, ci fanno pensare che la straordinarietà di questi luoghi sia conforme a quella della nobile Fina.

Ci lasciamo guidare dalla principessa verso il luogo che la trasse in salvo dal terribile Decio, quello che viene chiamato Orto della Regina.

Attraverso un sentiero nel bosco, sulla sommità del Monte La Frascara, giungiamo al sito archeologico che, oggi, fa parte del Parco Regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano. Questi resti di Mura Megalitiche, costruite dai Sanniti tra il quarto e terzo secolo A. C., sono da sempre centro di suggestioni e credenze.

C’è chi le considera come resti di un tempio dedicato ad una divinità femminile, chi, invece ritiene siano state rifugio militare. Sicuramente l’Orto della Regina, è un luogo incantato e misterioso che ci offre la vista panoramica più bella dell’area nord di Caserta, fino ai Monti Aurunci.


Piazza Nicola Amore

Scendiamo a valle, al centro di Roccamonfina, dove ad accoglierci è la magnifica Piazza Nicola Amore, valorizzata sin dai tempi dell’egemonia angioina.

Infatti ci troviamo sul suolo calcato da Goffredo Marzano, Signore di Roccamonfina, Ammiraglio e fedele consigliere della Corona, che passò alla storia per aver partecipato alla Congiura dei Baroni contro il Re Ferrante I d’Aragona.

Questo evento legò Roccamonfina al Regno di Napoli e il castello fortificato fatto costruire da Goffredo Marzano divenne luogo ospitale per la corte Napoletana fino al 1615 con la “Signora di Roccamonfina”, Elena Aldobrandi, nipote di Clemente VIII, che abbellì tutta l’area con fiori pregiati, come i tigli, che possiamo ammirare, oggi, nella stessa posizione in cui vennero piantati.

Oggi la Piazza è dedicata a Nicola Amore, avvocato e politico di Roccamonfina, divenuto poi senatore del Regno d’Italia.

La Piazza di Roccamonfina, quindi, non è solo un luogo di passaggio, ma un pozzo di storia in cui poter rivivere in epoche diverse.

Spiritualità tra le Montagne

Nei pressi della piazza ci tuffiamo nel passato, nell’undicesimo secolo, ammirando La Collegiata di Santa Maria Maggiore, chiesa che ha subito continui rifacimenti, conservando preziosi resti delle diverse epoche.

Di enorme pregio è il campanile, all’esterno della chiesa, risalente alla fine del Settecento, con un orologio decorato con maioliche raffiguranti le quattro stagioni. Adiacente alla chiesa troviamo il Museo parrocchiale che custodisce gli arredi sacri.

Restando in un clima contemplativo e sacrale ci incamminiamo per raggiungere uno dei più interessanti complessi dell’arte quattrocentesca campana.

Il Santuario della Madonna Dei Lattani, “Regina Mundi”

Qui ci attende un’altra emozionante leggenda che oggi diviene storia di un luogo senza tempo.

Il Santuario, situato sul Monte dei Lattani, uno dei vasti crateri del comprensorio vulcanico di Roccamonfina, oggi spento, ha origine nel luogo in cui fu ritrovata la statua della Beata Vergine.

Alla fine del 1300, un pastore del luogo, portava al pascolo il suo gregge e tutti i giorni una delle sue capre si allontanava sempre tornando a sera e donando più latte.

Il pastore, incuriosito, la seguì arrivando dinanzi ad una grotta decise di entrare. Qui trovò un baule e pensando ad un tesoro l’aprì ma subito fu spaventato dal serpente che sorvegliava il baule e che aveva in bocca due chiavi.

Con grande spavento ritornò in paese e con l’aiuto degli altri abitanti prese le chiavi dal serpente e aprì il baule.

Tutti furono sorpresi nel vedere l’Icona della Beata Vergine in pietra lavica.

Da allora è meta di folle di pellegrini che dopo un estenuante cammino a piedi, raggiungono il santuario per chiedere una grazia. La devozione fu così forte che San Bernardino e San Giacomo della Marca vi fecero costruire l’attuale Santuario e fondarono il convento adiacente. Ancora oggi è possibile entrare nella grotta, divenuto un angolo mistico, avvolto da rosari, “ninnoli” e cimeli di famiglia lasciati dai fedeli miracolati.

L’ampio cortile del Santuario presenta un altro angolo davvero prezioso per gli abitanti del luogo ma anche per i tanti fedeli che lo visitano.

Sul lato sinistro del piazzale esterno c’è una fontana, la Fontana della Madonna, sovrastata da una maiolica in cui è raffigurata la storia del ritrovamento dell’Immagine Sacra.

Da questa fontana sgorga l’acqua la cui sorgente è nella grotta, per questo si ritiene sia un’acqua miracolosa. Soprattutto si crede che aiuti le coppie che desiderano dei figli, perché la Madonna dei Lattani è nota come protettrice dei “lattanti”, e molti testimoniano di aver ricevuto la grazia di un figlio.

A conclusione di questo percorso tra fede e leggende sulle montagne di Roccamonfina, da non perdere, è la vista panoramica che si apre dinanzi a noi dal cortile del Santuario

Da qui godiamo di una paesaggio unico, dolci colline ricoperte di castagni accompagnati da un’atmosfera di pace e serenità.

In cammino tra la vegetazione intorno al Santuario: la leggenda del castagneto

Dopo tutto questo passeggiare, ammirare e andare indietro nel tempo, sicuramente la fame si fa sentire. Cosa potrà offrire questo luogo così fiabesco?

In realtà è un luogo molto ricco perché circondato e avvolto da imponenti castagneti. Ed anche le castagne sono frutto di una leggenda.

La storia inizia sempre nei pressi del Santuario della Madonna dei Lattani.

Qui vive ancora un castagneto molto antico, che si narra sia stato piantato nel XV secolo da San Bernardino di Siena. Il Santo arrivato in pellegrinaggio da Siena avrebbe piantato il seme del castagno come per avere prova dell’aiuto divino, e in breve tempo il castagno germogliò dando avvio ad una produzione, sempre rigogliosa e prosperosa, di castagne.

Questo tesoro di Roccamonfina è attualmente in attesa di ricevere il riconoscimento del marchio di Indicazione Geografica Protetta, in quanto si tratta di una speciale tipologia definita “Tempestiva”.

È chiamata così in quanto matura con largo anticipo, è la prima a cadere dai rami preannunciando l’autunno. Il suo sapore è dolce ed è perfetta per la “caldarrosta”.

Roccamonfina è la patria delle caldarroste.

la parola "caldarrosta" deriva dal suono onomatopeico “Vrole” che emana durante la cottura, tanto che anche la padella nella quale si arrostiscono le castagne prende il nome di “Vrollaro”.

Come testimonianza dell’importanza che questo frutto ha per la sua terra è stato costruito un enorme "Vrollaro" nella piazza centrale. Si tratta di una gigantesca padella bucata e funzionante in grado di arrostire 1.300 kg di castagne, entrato nel 2018 nel Guinness World Record.

Oltre alle caldarroste, con le castagne vengono preparati tanti piatti tipici sia dolci che salati come la “zuppa di fagioli, funghi e castagne”, a cui viene aggiunto l’altro prodotto tipico di questa terra, ovvero il Fungo Porcino.

I boschi di latifoglie sul Monte la Frascara e i castagneti, costituiscono l’habitat naturale per la crescita di questo particolare fungo porcino dal gusto esclusivo, dato anche dalla natura vulcanica del terreno

All'ombra del vulcano dirimpettaio del Vesuvio

A custodire il patrimonio storico ed enogastronomico di questa zona dell’alto casertano, c’è il vulcano Roccamonfina, il più antico della regione e definito anche come "dirimpettaio del Vesuvio".

Il Roccamonfina è un vulcano, attivo tra 630.000 e 50.000 anni fa, ormai spento ma in grado di donare fertilità e abbondanti sali minerali ai terreni che lo circondano.

La passata attività vulcanica ha forgiato il territorio rendendolo non solo una terra ricca e fertile, ma anche il luogo ideale in cui poter godere di escursioni a piedi, a cavallo e in bici, attraverso sentieri che conducono a meravigliosi punti panoramici e alla scoperta di autentiche sorgenti di acque oligominerali.

Le Nevere: i frigoriferi naturali di Roccamonfina

Un’attività tanto amata da chi visita questi luoghi è fotografare le tipiche “Nevere”, che prima dell’invenzione del frigorifero, venivano utilizzate per conservare la neve che durante l’estate serviva al raffreddamento dei cibi.

Al termine del nostro meraviglioso viaggio nel tempo, tra luoghi da fiaba, immense distese di castagni, tra i culti religiosi e le testimonianze leggendarie, la sensazione è di essere grati per aver ricevuto la ricchezza di un patrimonio naturale e culturale senza eguali e alla portata di tutti. Luoghi ideali per chi ama la semplicità e autenticità del viaggio.