I Gigli: il simbolo di Nola
La città di Nola nel 2013 ha ricevuto un importante riconoscimento: i Gigli e la sua festa entrano a far parte ufficialmente del Patrimonio Culturale UNESCO.
Nei Gigli i nolani ritrovano le proprie radici e la propria storia. Si vanno a ripercorrere centinaia di anni di tradizioni. L’attaccamento alla festa e alle corporazioni è molto forte ed emozionante; le corporazioni, tuttavia, non sono in competizione tra loro, ma sfilano per omaggiare la città e l’effige del patrono San Paolino in un clima festoso e di raccoglimento.
Cosa sono i Gigli di Nola?
I Gigli hanno l’aspetto di obelischi di legno. Nell’800 assumono l’attuale altezza di 25 metri con base cubica di circa tre metri per lato, per un peso complessivo di oltre 25 quintali.
Il loro aspetto si dice prenda origine dal majo-albero (grande albero) utilizzato durante gli antichi riti pagani come simbolo di fertilità e prosperità. Con l’avvento del cristianesimo il significato pagano venne tolto e a questi alberi ne venne dato uno di sacralità e devozione.
Il Giglio è quindi simbolo di fede e amore per il Santo Patrono. In un primo momento utilizzato come semplice ornamento dei ceri portati in processione.
I Gigli, oggi, sono costruiti intorno alla cosiddetta “borda”(assente per il Giglio a 4 facce), un’asse centrale alla quale sono collegati tutti gli elementi strutturali in modo da conferire una maggiore elasticità e stabilità. Questo sistema venne introdotto per la prima volta nel 1887 e costituisce l’elemento innovativo che cambiò radicalmente l’assetto strutturale del Giglio, rendendolo una struttura più flessibile ed idonea a sopportare gli sforzi e le tensioni interne determinate da forze dinamiche agenti sulla struttura , specialmente nello stato di moto.
I Gigli vengono sollevati e manovrati, attraverso delle assi che prendono il nome di varre e varretielli , sulle spalle dei cullature (cullatori), nome che deriva probabilmente dal movimento oscillante prodotto, simile all’atto del cullare. Di norma, i cullatori necessari a sollevare il Giglio sono 128 e insieme prendono il nome di paranza.
I Gigli e l’antica arte della cartapesta a Nola
I Gigli vengono addobbati da artigiani locali con decorazioni in cartapesta, stucchi o altri materiali secondo temi religiosi, storici, artistici, sportivi e d’attualità.
L’arte della cartapesta a Nola è arrivata grazie ad artisti cartapestai leccesi e decoratori dello stucco napoletani presenti sul territorio in occasione dell’allestimento decorativo del Duomo. La scelta di rivestire i Gigli con la cartapesta non è casuale ma è dovuta alla sua capacità di adattarsi alle esigenze di elasticità e flessibilità richieste dalla struttura lignea del Giglio.
Il rivestimento del Giglio avviene secondo una tecnica ben precisa: si cola nello stampo di argilla un miscuglio di cartaccia tritata, colla e gesso, impastato uniformemente e cotto in acqua calda. Una volta asciutto si estrae la forma dallo stampo, la si fissa su uno scheletro di legno e la lascia asciugare naturalmente in ambienti di temperatura non superiore ai 30 gradi centigradi. Durante questo periodo si procede alla saldatura e alla rettifica delle deformazioni determinatesi durante l’essiccamento.
I pezzi, così ultimanti, vengono sistemati alle pareti in attesa di essere dipinti nelle ultime settimane precedenti la vestizione. La colorazione delle figure e dei motivi ornamentali avviene per gradi e con colori ad acqua o a temperatura e, prima dell’ultima mano, viene verificato l’effetto tonale con l’esposizione alla luce solare e serale, prima e dopo l’essiccamento, correggendo eventualmente la variazione tonale non desiderata.
Una volta terminati, i vari elementi del rivestimento vengono apposti sul Giglio soltanto nel giorno stabilito per la vestizione.
La storia della Festa del Gigli di Nola
La storia narra che circa centocinquanta anni dopo la morte di Paolino, Vescovo di Nola, avvenuta il 22 giugno del 431 d. C., Papa Gregorio in un suo dialogo sulla carità decise di raccontare le peripezie a cui fu sottoposto Paolino durante le invasioni Barbariche. Nola in quel periodo era devastata dai Vandali.
Paolino aveva speso tutte le sue risorse per riavere i prigionieri e sostenere le famiglie cadute in disgrazia, quando si commosse al racconto di una vedova alla quale era stato strappato l’unico figlio inviato in Africa come schiavo alla corte del genero del re. Paolino propose allora alla donna di scambiare se stesso col figlio. La vedova voleva rifiutare ma Paolino la persuase ed insieme partirono alla volta dell’Africa. La madre chiese udienza al re che accettò lo scambio.
Durante la schiavitù, Paolino, fintosi giardiniere, riuscì a conquistare la simpatia di alcuni cortigiani esprimendo anche profezie sulla sorte del popolo vandalo. Il re venuto a conoscenza del suo potere divinatorio prese a frequentare Paolino che, in seguito confessò di essere il Vescovo di Nola. Spaventato dalla rivelazione, il re gli restituì la libertà chiedendogli cos’altro volesse e Paolino chiese la liberazione di tutti i nolani. E così fu!
In seguito, la leggenda popolare racconta che, gli abitanti di Nola, saputo della liberazione, accolsero il Vescovo e gli schiavi liberati organizzando il Corteo delle “Consorterie delle arti e dei mestieri” e come simbolo di gioia avrebbero portato con loro un fiore, il giglio per l’appunto, come dono per San Paolino.
Oggi i fiori sono sostituti dagli obelischi lignei danzanti, veri e propri giganti che si sfidano lungo le vie di Nola in una danza scenografica di altissimo impatto.
Nel 2020 la festa è stata annullata a causa della pandemia di Covid-19, nel rispetto delle disposizioni sanitarie nazionali. Precedentemente, in tutta la storia millenaria, era accaduto solo negli anni della seconda guerra mondiale.
La Festa dei Gigli di Nola
La Festa dei Gigli si svolge il 22 giugno, se di domenica, altrimenti quella immediatamente successiva. La festa consiste nella processione danzante degli 8 Gigli e della Barca, struttura simile ma più bassa, che fa riferimento al ritorno di S. Paolino a Nola via mare, in quanto all’epoca la diocesi di Nola arrivava fino a Torre Annunziata.
Gli obelischi di legno prendono invece il nome delle antiche corporazioni delle arti e mestieri e durante la processione essi si susseguono secondo un ordine immutato nel tempo: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro, Sarto.
Quando si svolge la Festa dei Gigli?
Il programma dei festeggiamenti segue un cerimoniale articolato e complesso disciplinato da un preciso copione, su di un arco temporale di un anno intero. Infatti, è col finire dell’anno di festa che parte la “preparazione” per il prossimo anno.
Allo scadere della mezzanotte, la domenica successiva al 22 giugno, mentre ancora si consumano i festeggiamenti del popolo per la domenica dei Gigli, nel Palazzo di città, dove ha sede il Comando dei Vigili, viene assegnato il giglio al nuovo maestro di festa. In passato l’assegnazione veniva fatta a titolo di anzianità, attribuendo il giglio a quel maestro di festa che portava alla firma il rappresentante più anziano della categoria di cui era interessato, sempre che quest’ultimo non avesse già firmato negli anni precedenti.
Col primo sparo, cioè una batteria di fuochi d’artificio, si annuncia alla popolazione l’assegnazione del giglio al maestro di festa. Il passaggio da un maestro di festa all’altro avviene nei mesi di ottobre/novembre ed è segnato dal passaggio della bandiera relativa a quella corporazione.
In primavera invece, da marzo a maggio, si organizzano le “questue” momenti rituali in cui durante un pranzo o una cena, allietati dalle musiche “giglianti”, a cui partecipano centinaia di persone, si raccolgono dei fondi per la festa, in modo che ognuno si senta un po’ proprietario del giglio. Oggi l’organizzazione di un giglio per un anno può costare da 60.000 ad oltre 100.000 euro.
Finito il periodo delle questue inizia il giugno nolano che negli ultimi anni è festeggiato anche in piazza con una sorta di capodanno con musica e brindisi. Vari sono gli appuntamenti del giugno nolano che precedono la festa e ne anticipano le emozioni, a partire dalle alzate delle borde e la costruzione dei gigli al giglio dei bambini (tradizione importata dall’America), alle serenate per la città, alle cene riservate alle sole paranze…
Il week-end precedente la festa, i gigli, che vengono costruiti nelle vicinanze di palazzi abbastanza alti per permettere l’alzata della borda, vengono trasportati nei luoghi dove resteranno per tutta la settimana precedente la festa. Si tratta della festa dei gigli spogliati, in quanto privi di rivestimento, e tecnicamente è una sorta di collaudo della macchina e della paranza, infatti viene definita anche “’o juorno che s’ provan’ ‘e spalle” (il giorno che si provano le spalle).
Poi i gigli vengono rivestiti e davanti ad ognuno di essi ogni sera si organizzano serate con cene e spettacoli in attesa della domenica. Il 22 c’è la processione del busto d’argento di San Paolino accompagnato dalle bandiere delle corporazioni e dai comitati dei vari gigli che indossano ciascuno una maglia diversa. La maglietta è un segno di identificazione ed appartenenza a un comitato o una paranza. Il venerdì che precede la festa è detto “venerdì delle cene”, in cui le vie, i portoni e le piazze del centro storico diventano luoghi di banchetti e baldoria, anche se per motivi di ordine pubblico il comune sta cercando di limitare questi eventi. Il sabato avviene l’esibizione dei comitati che sfilano per le strade della città andando a rendere omaggio ai vari obelischi al suono delle “loro canzoni”, cioè le canzoni scritte e riarrangiate dalle rispettive divisioni musicali, e poi entrando in piazza nell’ordine di processione.
La domenica dei Gigli: O’ juorno cchiù bello
Si apre il sipario su una giornata che per i nolani è tutto: amore, sentimento, follia.
Intorno ai gigli sono già all’opera dalle ore 4:00 del mattino alcuni uomini che provvedono a sistemare le “barre” che vengono montate alla base. Questa operazione è importantissima poiché dalla buona sistemazione delle barre dipende la riuscita di un’ottima prestazione.
Verso le ore 9:00, davanti ad ogni Giglio si celebra la Santa Messa, officiata dal Vescovo di Nola. Subito dopo i gigli dal loro rione vengono trasportati a spalla in Piazza Duomo. Qui, dopo essersi esibiti in una lunga e prolungata “ballata”, restano poi fermi per un breve periodo ai lati della stessa piazza. Verso le 13:00 Il Vescovo di Nola dalla cattedrale seguito dal Busto d’argento di san Paolino portato a spalla da un gruppo di persone, e tra l’entusiasmo del popolo, benedice i gigli. Con la solenne benedizione del Vescovo termina così la prima parte dei festeggiamenti. Segue un breve intervallo, giusto per permettere ai comitati e alle paranze di consumare il pranzo, prima che si dia inizio alla famosa sfilata per le vie della città.
Essa avviene attorno alle 16:00, con partenza da Piazza Duomo, ed ha luogo fino a notte inoltrata. Il tradizionale percorso, detto Ballata dei Gigli, si snoda nel centro storico della città al ritmo di brani ogni anno originali che reinterpretano brani della tradizione musicale napoletana tradizionale e neomelodica, italiana e internazionale, arrangiati in modo tale da assecondare il trasporto del giglio. Durante il percorso, i collatori affrontano prove di abilità e forza in punti nevralgici prestabiliti, come le “girate” di Caporossa e delle Carceri e il vicolo Piciocchi. In questo vicolo strettissimo, il giglio viene trasportato solo con le barre, poiché non c’è spazio per i “varrielli”, cioè per i laterali e questo comporta una precaria stabilità all’obelisco.
Con l’uscita dal vico dell’ultimo giglio (il sarto) la festa si conclude. L’orario? Verso le 6 del mattino! E negli ultimi anni si è anche andati ben oltre questo orario.
Il lunedì i Gigli vengono allineati davanti al palazzo di città e qui rimangono fino alla conclusione dei festeggiamenti. A chiusura, qui i Gigli vengono “svestiti” e abbattuti: l’operazione viene detta ‘O colpo ‘e core (Colpo al cuore).
Ma non c’è tempo per i rimpianti! Nel frattempo sono già stati assegnati i Gigli del nuovo anno ai nuovi maestri di festa. Ed è per questo che a Nola si dice “’a festa tann’ nasc’ quann’ more” (“la festa nasce proprio quando muore).
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