Amato e odiato dai suoi contemporanei, condannato a quasi due secoli di oblìo per essere riscoperto solo verso la metà del XX secolo, Caravaggio è oggi considerato uno dei più importanti pittori a livello mondiale, tra gli iniziatori del Barocco e precursore della pittura moderna.
A Napoli ha soggiornato due volte, durante un periodo travagliato della sua vita quando pesava su di lui una condanna a morte per omicidio. Oggi la città ospita tre dei suoi capolavori.
Andiamo a conoscerli insieme.
Sette Opere di Misericordia
Questa tela risale al 1606, quando Caravaggio soggiornò a Napoli per la prima volta grazie alla benevolenza della famiglia Colonna. È un olio su tela di grandi dimensioni che rivoluziona completamente l’iconografia classica. Le sette opere di misericordia, infatti, venivano in genere rappresentate in scene separate, Caravaggio invece le raffigura in contemporanea, concentrate nella parte bassa del dipinto, mentre dedica la parte alta alla Vergine, inserita per volere dei committenti. La Madonna della Misericordia era una figura molto amata, che in genere occupava da sola la posizione centrale. Qui invece si trova decentrata, accompagnata dagli angeli e da Gesù Bambino.
L’azione è complessa e concitata, manca un vero e proprio fulcro della narrazione e tutta la scena è caratterizzata da un forte chiaroscuro che mette in risalto la luce divina come rappresentazione della Grazia e appunto, della misericordia. Da notare che tutti i protagonisti vengono rappresentati come persone comuni, questo perché Caravaggio non credeva nella beneficenza formale delle classi abbienti, ma solo in quella spontanea degli uomini verso gli altri uomini.
Questa tela è diventata un’opera fondamentale per il barocco napoletano: da Caravaggio gli autori attivi nei decenni seguenti appresero l’intensità visiva ed emotiva, il forte naturalismo e l’estrema espressività.
Le Sette opere di Misericordia si possono ammirare presso il Pio Monte della Misericordia, in Via dei Tribunali n° 243.
La Quadreria è aperta dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 18:00 e la domenica dalle 9:00 alle 14:30. Il costo del biglietto è di 7€.
La Flagellazione di Cristo
Probabilmente anche quest’opera risale al primo viaggio di Caravaggio a Napoli; è un altro olio su tela di dimensioni monumentali, destinato in origine alla chiesa di San Domenico Maggiore. È basato principalmente su un dipinto dello stesso soggetto di Sebastiano del Piombo.
In effetti la rappresentazione iconografica è quella classica, con il Cristo legato alla colonna e i tre torturatori attorno a lui. Una novità è che in questo caso Gesù indossa già la corona di spine che invece secondo la tradizione gli fu imposta solo dopo la flagellazione.
La luce che in Caravaggio ha sempre significato di salvezza qui è concentrata sulla figura del Cristo come se emanasse dalla massa solida e scultorea del suo corpo. I suoi aguzzini emergono da un’ombra densa e scura ma ne sono investiti almeno in parte. È il simbolo della misericordia cristiana e della forza del perdono.
Il dipinto si trova al Museo di Capodimonte, in via Miano n°2, facilmente raggiungibile dal centro storico grazie allo Shuttle Capodimonte in partenza ogni ora da piazza Trieste e Trento.
Il museo è aperto tutti i giorni dalle 8:30 alle 19:30, è chiuso il mercoledì.
Il costo del biglietto è di 8€.
Il Martirio di Sant’Orsola
Caravaggio soggiornò una seconda volta a Napoli a partire dal 1609. Del suo secondo periodo napoletano rimane in città solo il Martirio di Sant’Orsola, l’ultimo suo dipinto. Fu eseguito per il banchiere genovese Marcantonio Doria, la cui famiglia riteneva di essere protetta da Sant’Orsola.
Anche in questo caso Caravaggio stravolge completamente l’iconografia classica al punto che per i contemporanei il soggetto non era immediatamente riconoscibile.
La scena rappresenta il tiranno Attila che trafigge la vergine Orsola colpevole di aver rifiutato il suo corteggiamento. Il colore livido della pelle di lei ne anticipa la morte, ma la sua espressione è rassegnata, quasi distaccata, come se fosse già al di sopra dei drammi terreni. Accanto alla donna, oltre al re degli Unni che sembra inorridito dal suo stesso gesto, si trovano altri tre uomini, i suoi servitori, uno dei quali ha il volto dello stesso Caravaggio. L’espressione sconvolta del suo viso esprime partecipazione per la tragedia che si sta consumando.
In questa opera, come nelle precedenti, il contrasto cromatico è forte, ma qui sembra che l’autore abbia lasciato più spazio agli scuri, che aggiungono drammaticità alla scena. Secondo alcuni critici questa scelta è espressione anche del periodo difficile che attraversava in quegli anni il pittore stesso. Condannato a morte, l’artista era in procinto di ricevere una grazia. Egli di conseguenza lasciò Napoli così in fretta che alla partenza la sua tela non era ancora completamente asciutta. Caravaggio comunque non fece in tempo ad ottenere il perdono del Papa. Morì durante il viaggio in circostanze tutt’ora poco chiare.
Il dipinto oggi si trova a Palazzo Zevallos in via Toledo n° 185. È aperto dal martedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 18:00 e nel week end dalle ore 10:00 alle 20:00.
L’ingresso costa 5€.
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