Napoli è uno scrigno con tanti affascinanti tesori nascosti. Se vuoi scoprire il velo di mistero disteso sul volto di questa enigmatica città, allora segui le diritte che stiamo per darti. C'è solo da lasciarsi sorprendere e avvolgere in particolare da tre dipinti misteriosi di cui parleremo. Parliamo di opere d'arte che sono autentiche hidden gems, perle collocate presso monumenti e strade di Napoli in cui si intrecciano storia, arte e bellezza.

I tre capolavori che andiamo a presentare sono: l'effige con il Crocifisso che parlò a San Tommaso nel Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore; la tavola con la donna-diavolo ritratta nella Chiesa di Santa Maria del Parto; la tela nascosta nella Chiesa di San Giorgio Maggiore, che si annovera tra le prime quattro chiese edificate a Napoli.

3. La tavola con il Crocifisso che parlò a San Tommaso

Nel centro storico e all'interno della prestigiosa casa madre dei frati domenicani, vale la pena ammirare la tavola titolata “Il Crocifisso”, considerata miracolosa in quanto identificata con quella che parlò a San Tommaso D’Aquino in preghiera durante l’ultimo soggiorno del santo a Napoli, nel 1273. Si tratta di un rarissimo esempio di pittura duecentesca in Campania, che la tradizione religiosa ha conservato fino a oggi. L’opera è drammatica e intensa. Una dolce umanità trapela dalle pennellate dell’anonimo artista che l’ha realizzata.

Secondo la leggenda, il miracoloso Crocifisso si rivolse San Tommaso D’Aquino con le seguenti parole: «Tommaso tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?», alle quali il santo replicò «Nient'altro che te, Signore». Il dipinto originale si trova proprio in un cella del convento in cui il frate domenicano visse, ricevendo i suoi studenti e svolgendo i suoi studi liturgici. Una sua copia è invece conservata nella chiesa, precisamente nel Cappellone del Crocifisso.

2. Il Diavolo di Mergellina

Collocata nel celestiale scenario di Mergellina, la Chiesa di Santa Maria del Parto custodisce al suo interno una tavola pittorica dal soggetto diabolico. Si tratta di "San Michele che scaccia il demonio", un dipinto conosciuto anche come riferimento alla nota leggenda "Il Diavolo di Mergellina", dipinto da Leonardo Grazia da Pistoia nel 1542. La tavola pittorica raffigura la figura guerriera dell’Arcangelo Michele che scaccia il demonio dal cielo, ritratto col volto di una bella donna dai capelli biondi. Ma sembra proprio che il dipinto nasconda una storia più misteriosa e stravagante, a metà strada tra stregoneria e seduzione.

La donna-diavolo raffigurata nel dipinto rappresenta in realtà Vittoria D’Avalos, la bellissima nobildonna napoletana che si invaghì di Diomede Carafa, Vescovo di Ariano Irpino. Ella ricorse a una potente fattura d’amore per ottenere il suo amore. Così, l'uomo fu preso da un'insana e folle passione d'amore che metteva però in discussione il suo sacerdozio. Vittoria era il suo demone, la seduzione sotto forma di donna. Diomede scelse di consultare un valido esorcista per spezzare l’incantesimo. Ricorse così a un abile maestro di pittura per ottenere un dipinto impastando i colori con un balsamo speciale, utile al rituale da praticare. Il soggetto doveva essere l’Arcangelo Michele, simbolo del bene, e il demonio, ritratto con il volto di Vittoria, che incarnava il male. La donna, mise così da parte i suoi sentimenti e il vescovo fece incidere sull'opera la scritta: "Fecit victoriam alleluia 1542 Carafa ".

1. San Giorgio e il Drago

L'ultima tappa porta alla Chiesa di San Giorgio Maggiore, intitolata al martire guerriero. Si tratta di una basilica costruita per volontà del vescovo Saverio di Napoli fra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C. e pare che il suo culto sia legato al primo miracolo di San Gennaro. E' qui che troviamo due capolavori della pittura napoletana del seicento. Le due maestose tele, dipinte da Alessio D’Elia, sono armoniosamente disposte l’una di fronte all'altra: quella a lato sinistro ha come soggetto la vita di San Severo; quella a lato destro raffigura la battaglia di "San Giorgio e il Drago". Ed è proprio dietro quest’ultima che si cela il sorprendente dipinto raffigurante il medesimo soggetto.

L’affresco nascosto, ancora integro, è stato rinvenuto grazie ad un recente restauro. I suoi colori sono tuttora brillanti. Esso fu realizzato da Aniello Falcone intorno al 1645 e il suo valore artistico è stupefacente.  L’opera presenta un’intensa carica emotiva e un impatto suggestivo che riporta lo spettatore alle fiabesche atmosfere del mito medievale. Il protagonista della scena è il bianco cavallo che si rizza, guidato dall'impavido guerriero San Giorgio, che trafigge la creatura mostruosa con una lancia acuminata. Il drago è ritratto come una straordinaria bestia di pura fantasia che lotta contro il guerriero. Con l’uccisione del drago, San Giorgio salva la giovane figlia del re, che stava per essere sacrificata all'immonda creatura, e libera tutta la popolazione di Selem dalle sue grinfie.