Il torrone, uno dei prodotti di punta dell’industria dolciaria avellinese, è una specialità che ha valicato non solo i confini campani, bensì quelli italiani. Soprattutto durante il periodo natalizio per chi vive al nord Italia o addirittura all’estero, non è raro imbattersi nelle migliori marche di torrone irpino. Il meridionale al settentrione o addirittura all’estero sarà sempre ancorato alle sue tradizioni attraverso un cordone ombelicale che lo tiene stretto al cuore della terra natia. Avete mai provato questa bontà senza eguali? Se la risposta è no, allora è giunto il momento di farlo iniziando un viaggio nei sapori e nella cultura gastronomica avellinese.

Le origini della nascita del torrone

Innanzitutto, va detto che il torrone è un dolce che ha dato vita a non poche contese e dispute relativamente alla paternità, origini ed effettiva invenzione. L’unica cosa certa è che la ricetta, con le sue rispettive varianti, appartiene al bacino del Mediterraneo, zona in cui è ampiamente diffusa la coltivazione del Corylus avellana. In realtà, l’attribuzione di questa delizia non è semplice soprattutto se pensiamo alle dominazioni e agli eventi storici che si sono avvicendati nel corso dei secoli. Stando ad alcune ipotesi sarebbe un dolce arabo, in un secondo momento esportato in Spagna per poi approdare, finalmente in Sicilia.

Tuttavia, le fonti scritte e più attendibili di alcuni scrittori e storici latini sembrerebbero non lasciare spazio a dubbi. Nella sua opera De Agricultura, ad esempio, Catone il Censore riferisce di piatto cartaginese a base di miele, farina, uova e formaggio fresco. Tito Livio e Marziale testimoniano l’esistenza delle Cupedia, termine dal quale deriverebbe l’irpino cupeto per indicare, per l’appunto, il torrone. Non si tratta di una semplice casualità… Secondo una leggenda i Sanniti, che sconfissero i Romani durante la seconda guerra sannitica (326-304 a.C.), offrirono ai perdenti una a base di pasta di nocciole e miele dalla consistenza molto morbida, con ogni probabilità l’antenato dell’odierno torrone.

Il Torrone Classico

Se in Irpinia si sono mantenuti i termini cupeto per indicare il torrone e cupetari per indicare chi lo produce e lo vende durante le feste patronali, fiere e sagre, vediamo per quale motivo si chiama torrone. Il nome di questa prelibatezza deriva dal verbo latino torrere, vale a dire tostare, abbrustolire con particolare riferimento alle nocciole o alle mandorle tostate che tempestano questa barra color avorio. La nocciola, ad Avellino e provincia, è la vera regina della produzione agricola, uno degli elementi essenziali del torrone ma in generale dell’industria dolciaria. Ad un impasto composto da albume, miele e zucchero, si aggiungono nocciole o mandorle tostate di provenienza tassativamente irpina. Un profumo inconfondibile, quello del miele, anch’esso a km zero. È questo il segreto di un prodotto così amato: la genuinità e la qualità degli ingredienti.

In Irpinia, il torrone lo si trova in qualunque periodo dell’anno, anche in estate nonostante il caldo. Quindi, non temete, potete trovarlo e assaggiarlo in ogni momento! Indubbiamente legato alla tradizione natalizia, quando condivide la scena con la frutta secca e altre specialità tipiche, questo vanto gastronomico è associato anche al culto della Madonna di Montevergine. Molto sentita la Juta a Montevergine, ovvero la processione che vede folle di pellegrini giungere a piedi al Santuario. Lungo il percorso, i fedeli si rifocillavano con tante delizie tra le quali, soprattutto il torrone.


Itinerario nei sapori dei gusti e delle ricette nell’avellinese

Volendo percorrere un viaggio nel gusto e alla scoperta di questa tipicità locale, una delle prime tappe è Ospedaletto d’Alpinolo, piccolo centro a circa 10 km dal capoluogo di provincia. Qui, il torrone viene prodotto rispettando i metodi antichi e, naturalmente, impiegando ingredienti del territorio, materie prime a km zero. Miele, nocciole, albume ed ostie danno vita a un gusto unico ed inconfondibile.

A circa 50 km da Ospedaletto, ma a 40 da km da Avellino, troviamo un altro comune con una lunga e consolidata tradizione dolciaria: Grottaminarda. Il protagonista, in questo caso, è il famoso spantorrone, una variante più morbida e friabile rispetto al classico torrone. Alla pasta a base di miele e albume, si aggiungono noci e nocciole aromatizzate alla vaniglia. Il composto, versato negli stampi, viene poi ricoperto da fette di Pan di Spagna imbevute da rum e liquore Strega.

In tutta la provincia di Avellino, viene prodotto il pantorrone. In sostanza, si tratta di torrone e Pan di Spagna alternati a strati ricoperti da una gustosa colata di cioccolato fondente. Uova, zucchero, farina, miele, mandorle, aroma di vaniglia, liquore Strega (o rum) e cacao per la copertura esterna vengono elaborati per dare vita ad un mix unico ed inimitabile.

Dove prevale invece la coltivazione delle castagne (Bagnoli Irpino, Cassano Irpino e Montella), troviamo il pantorrone o spantorrone di castagne. Oltre al classico impasto, la preparazione di questa particolare versione prevede l’utilizzo di una farcitura di castagne, candite o in forma di pasta, cacao e rum.


Dentecane: la frazione la con maggior concentrazione di torronifici in Italia

Se parliamo di torroni e di primati, non possiamo di certo dimenticare Dentecane, una piccola frazione appartenente al comune di Pietradifusi. La località, situata in bassa Irpinia a metà strada tra Avellino e Benevento, nonostante conti solamente 600 abitanti detiene un insolito record. Si tratta del centro che, nonostante le sue ridotte dimensioni, vanta la più alta concentrazione di torronifici artigianali in Italia.  Sono ben 4, a distanza di poche decine di metri lungo Via Roma, i produttori che di generazione in generazione portano avanti con orgoglio questa tradizione di grande importanza anche dal punto di vista economico.

La produzione dolciaria rispetta e mantiene vivo sempre il carattere artigianale e genuino della ricetta antica. Le materie prime di ottima qualità e provenienti dal territorio vengono selezionate con cura e lavorate secondo i vecchi metodi. I nuovi gusti, assortimenti, formati, farciture e varianti, capaci di accontentare tutti i palati, non tradiranno mai la ricetta tradizionale.