«È nato nu criaturo, è nato niro, e 'a mamma 'o chiamma Ciro, sissignore 'o chiamma Ciro.'»
Celebre canzone Napoletana del Novecento

Il rapporto tra la musica e la città di Napoli ha una storia millenaria ed è profondamente radicato nella cultura di questa città. Tantissimi i musicisti, i parolieri e i cantanti che già dal XIX secolo deliziavano i pubblici di piazze, teatri lirici e ogni palco d’Italia e d’Europa.

Dalla musica più popolare fino alla scuola operistica napoletana del Settecento, la canzone e le melodie hanno sempre accompagnato il popolo napoletano praticamente in tutti i momenti della storia. Ma quali sono gli strumenti musicali antichi di Napoli? Scoprili insieme a noi!

La grande tradizione orale e gli strumenti per la tammuriata napoletana

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A Napoli la musica è stata spesso uno strumento di celebrazione di un sentimento, dall’amore sentimentale a quello passionale per la propria terra. Una passione che racconta anche il senso di nostalgia ed essa è sicuramente una delle più intense forme di espressione culturale della regione.

Erano tempi antichissimi e già si suonava, cantava e ballava, in feste, celebrazioni religiose o anche per vendere.

Per fortuna ancora oggi possiamo apprezzare queste danze tradizionali durante le grandi feste religiose. Pensiamo semplicemente alla famosa tammurriata un termine che in origine designava un repertorio canoro e strumentale, mentre attualmente rappresenta una famiglia di danze popolari con protagonisti tanti strumenti a percussione, praticata non solo a Napoli ma in generale in tutta la regione Campania.

Fa quasi sorridere che proprio questo repertorio classico in origine era vietato, le istituzioni ecclesiastiche infatti consideravano “pagane” le musiche fatte con la tammorra e per questo la chiesa le proibiva. Oggi invece la tammorra è considerato uno strumento tradizionale della musica di Napoli, così come anche il tamburello napoletano, entrambi strumenti a percussione in pelle di animale, con il secondo leggermente più piccolo e schiacciato e con i cembali in ottone.

Questi due strumenti sono protagonisti indiscussi della musica popolare Napoletana e dell’Italia meridionale.

Gli strumenti tradizionali della musica antica napoletana

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Triccabballacche

Un altro strumento spesso presente in questo tipo di musica era la castagnetta napoletana, simile alle nacchere ma dalla forma leggermente diversa, capace di emettere un suono diverso tra sinistra e destra o ancora diversi tipi di flauti, tra cui il flauto doppio riconoscibile in diversi dipinti di epoca antica.

Oltre ciò erano assai diffusi strumenti che sono entrati nell’immaginario collettivo, caratteristici di Napoli e protagonisti del Sud Italia.

Parliamo del Putipù, uno strumento composto da una membrana in pelle animale, da una canna in legno e da una camera di risonanza. Il suono è generato dalla frizione della canna che è legata al centro della membrana, difficile da usare ma molto divertente.

Poi c’è il cosìddetto scetavajasse (lett. Sceta, sveglia – Vajassa, serva) che è costituito da due bastoncini di legno, di cui uno liscio e l'altro dentellato, il cui suono tipico deriva proprio dallo sfregamento dei due. Impossibile da dimenticare!

Infine c’è il cosìddetto triccabballacche, strumento percussivo formato da tre martelletti in legno legati fra loro tramite un telaio. I tre martelletti risultano paralleli mentre i due telai sono perpendicolari ai martelletti, può presentare anche dei piattini di latta.

Uno strumento amatissimo soprattutto negli ambienti più folkloristici della Campania e molto utilizzato nelle feste di piazza antiche e moderne.