E’ cosa nota che la città di Napoli è stata fondata dai Greci nel VIII secolo a.C. in seguito alla seconda colonizzazione greca. D’altra parte, il mito racconta della greca Partenope (dal greco “vergine”) come fondatrice della città. I miti sono tanti e diversi tra loro, ma una cosa che accomuna tutte le varianti è che Napoli è stata fondata con amore e per amore.
Come spesso accade, possono coesistere più miti e tradizioni per gli stessi protagonisti; nel caso specifico, per la sirena Partenope. In particolar modo, dietro le gesta della fondatrice della città si celano tre diversi miti, tutti molto affascinanti. Racconti che andiamo a sviscerare nel dettaglio per scoprire ulteriormente bellezze velate nella storia di Napoli.
Il mito di Partenope e Ulisse
Il primo dei tre miti di Partenope è quello presente nell'Odissea che vede come protagonista Ulisse. Il glorioso eroe nel corso del suo lungo esodo si trova al cospetto delle sirene, creature affascinanti quanto pericolose. Difatti, chi ascolta il loro canto è destinato ad innamorarsene e poi alla morte. Tra queste, c'era ovviamente anche Partenope. Grazie all'avvertimento della Maga Circe, Ulisse conosce i poteri delle sirene e impone ai suoi uomini di tapparsi le orecchie alla vista delle creature. Tuttavia, l’uomo, decide di voler udire il canto delle sirene, ma per scongiurare il pericolo di morte si fa quindi legare all’albero maestro della nave.
Partenope si innamora di Ulisse, prova a sedurlo conscia comunque che sarebbe stata poi prossima alla morte vista l'impossibilità di vivere l'amore. Il suo corpo cade così fragorosamente in mare, portato poi dalle onde fino al golfo di Napoli, precisamente sull’isolotto di Megaride. Qui, il corpo di Partenope si dissolse, prendendo la forma della città di Napoli: la sua testa è la collina di Capodimonte e la sua coda si posa lungo la collina di Posillipo.
Il mito di Partenope secondo Matilde Serao
Un'altra celebre versione del mito di Partenope è fornita da Matilde Serao, scrittrice napoletana degli inizi del ‘900. In questa storia, Partenope è una ragazza greca che finisce per innamorarsi perdutamente dell’eroe ateniese Cimone. Il loro principale ostacolo è dato però dal padre di Partenope, che nel frattempo l’aveva promessa in sposa ad un altro uomo. Per questo motivo, i due innamorati si vedono costretti a scappare dalla Grecia per vivere il loro amore e quindi scelsero di approdare proprio nel golfo di Napoli.
In questo modo, Partenope e Cimone poterono vivere la loro lunga e profonda storia d'amore senza problemi sul loro cammino. In seguito, i due ragazzi vennero raggiunti dalle loro famiglie, dando inizio così al popolamento della città. Partenope diede alla luce ben dodici figli, diventando la madre del popolo napoletano, la figura a cui tutti si rivolgono. Inoltre, secondo Matilde Serao, Partenope non sarebbe mai morta, anzi, continua a vivere incessantemente per restare accanto al suo popolo ed aiutarlo nelle difficoltà.
Il mito di Partenope e Vesuvio
La terza e ultima versione che raccontiamo del mito di Partenope è del 1800, racconto sicuramente non meno affascinante e interessante degli altri. Secondo questa credenza, Partenope era una sirena che abitava le coste del golfo di Napoli. Un giorno, le si avvicinò un centauro dal nome Vesuvio. Eros non aspettò un secondo per scagliare il suo dardo, facendo innamorare perdutamente Vesuvio e Partenope.
I due giovani erano molto felici di condividere il loro amore, fino a quando Zeus, il quale era a sua volta innamorato di Partenope, decise di separare per sempre i due amati. Dunque, il potente dio trasformò Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo, in modo che la sirena lo potesse sempre vedere senza poterlo toccare. Ma Partenope non poteva sopportare l’idea di non avere più il suo amato con sé: perciò, presa da un impeto della passione, si uccise. Le onde trascinarono il suo corpo sulla costa dell’isolotto di Megaride e assunse la forma di una città incantevole.
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