Bandiera di Napoli: mistero sulla nascita

Napoli è da sempre una città ricca tanto di storia quanto di leggende e la sua bandiera non fa eccezione. I colori istituzionali della città sono rosso e oro, che si ritrovano anche nello stemma, uno scudo sormontato da una corona turrita. L'origine di questi simboli ancora adesso non è certa, ma esistono varie ipotesi, più o meno attendibili, che ne spiegano l'evoluzione.

Conosciamole insieme.

Bandiera di Napoli: i suoi colori

Tra le diverse ipotesi che spiegherebbero la provenienza e il significato dei colori della bandiera napoletana, ce ne sono tre che sono le più accreditate e le più care al popolo partenopeo, pur non avendo un vero e proprio fondamento storico.

La prima è quella secondo cui il rosso e l'oro sarebbero il simbolo del culto pagano del sole e della luna. Secondo questa tesi il loro utilizzo risalirebbe almeno ai primi secoli del cristianesimo, quando il popolo era ancora molto legato ai vecchi culti pagani.

La seconda ipotesi fa invece risalire l'origine della bandiera al 324 d.c. anno in cui l'imperatore Costantino entrò in città insieme alla madre Elena; a quanto pare i vessilli del popolo in festa avevano proprio quei colori.

Secondo la terza ipotesi, infine, con bandiere in rosso e oro si celebravano le vittorie militari di Napoli ai tempi del Ducato indipendente, tra il 755 e il 1027.

L'unica certezza è che la bandiera di Napoli ha subito molte variazioni nel corso della sua lunghissima storia, per essere spesso sostituita da quella del conquistatore di turno, ma non è mai scomparsa del tutto. I suoi colori sono rimasti intatti a partire almeno dal 1325, anno a cui risale una pergamena dove viene rappresentato il blasone della città appunto in rosso e oro.

Bandiera di Napoli: cambiamenti e modifiche nei secoli

A quanto pare è stato solo un caso che la casa d'Aragona avesse gli stessi colori della bandiera di Napoli e del relativo stemma, che esistevano già da prima, ma forse questo ha contribuito alla sopravvivenza dei simboli della città. 

Nel 1647, al tempo della rivolta di Masaniello, di sicuro erano ancora ampiamente utilizzati. Nello stemma, al centro dello scudo venne messa la lettera P, per celebrare la supremazia del popolo. Questa fu sostituita in un secondo momento da una C che stava per civitas. Una versione dello stemma che porta la lettera C, appunto, è ancora visibile in via Monteoliveto, presso la fontana di re Carlo II.

La corona che vediamo oggi al di sopra dello scudo risale invece al 1866. Quell'anno, alla vecchia corona ducale venne sostituita quella turrita che esiste ancora adesso e che rappresenta la libertà e l'indipendenza.

Durante la dominazione borbonica la bandiera di Napoli venne incorporata nel complicatissimo blasone della famiglia reale, insieme a quello di tutti gli altri territori posseduti dai Borbone.

In epoca fascista, per finire, fu aggiunto un fascio littorio, eliminato poi in seguito alla caduta del regime. Da allora la bandiera di Napoli è rimasta praticamente invariata.

Curiosità sulla bandiera di Napoli

In epoca medioevale Napoli aveva tra i suoi principali simboli un cavallo. Questa immagine non è scomparsa del tutto, infatti ancora oggi il simbolo della città metropolitana di Napoli è uno scudo dorato con un cavallo al centro. 

Raramente lo stemma partenopeo è stato rappresentato in forma ovale invece che di scudo rettangolare. Un bell'esempio si può ammirare ancora oggi all'interno di Palazzo San Giacomo, dove il magnifico portale di legno della sala Pignatiello è sormontato proprio da uno scudo ovale. 

Secondo l'araldica l'oro, il colore del sole, rappresenta ricchezza e forza, mentre il rosso, il colore del fuoco, è simbolo di giustizia e amore di Dio. Generalmente bandiera e stemma portavano gli stessi colori, ma ruotati di 90°, la bandiera di Napoli non fa eccezione. 

Durante la sua breve vita, la bandiera della Repubblica Napoletana si ispirò al tricolore francese, ma al posto del bianco i napoletani vollero l'oro. Il tricolore repubblicano, quindi, era blu, giallo e rosso.