La città vista da 'Matilde Serao' tra la forza e i difetti della città

''Il ventre di Napoli' tra parole e musica: una descrizione della città partenopea, come ha fatto Matilde Serao in questo capolavoro di inchiesta giornalistica datato 1884, è un'impresa non facile, se pensiamo a quanto dolore e quanta tristezza emergono dalle sue parole.

L'autrice di origine greca, in questo report diviso in tre parti, racconta di una Napoli abbandonata a sé stessa, descrivendone gli aspetti più crudi, come la fame, la sofferenza e le condizioni di vita estreme che si trovano all'interno dei quartieri popolari. Descrive, inoltre, l'atteggiamento speranzoso dei napoletani stessi, capaci di vivere alla giornata con bellezza e generosità.

La sua visione cinica ed intransigente non risparmia soprattutto la politica dell'epoca: in un'invettiva contro l'allora Presidente del Consiglio del Regno d'Italia, Agostino Depretis, l'autrice afferma di non saper riuscire a gestire la complessa situazione cittadina, dando così prova dell'assenza delle istituzioni in città anche a quell'epoca.

Tuttavia, si sa, Napoli è sempre in grado di rialzarsi da sola ed è proprio la voce materna della Serao a mettere in evidenza questo aspetto: nella seconda parte dell'opera, infatti, si sofferma sulle piccole cose che fanno di quello napoletano un popolo a cui non deve essere sottratta la cultura e la bellezza; un popolo che ha capito come rialzarsi dalle proprie ceneri e risvegliare una coscienza ormai assopita.

Napul è tutto 'nu suonn, e a' sap tutt' o munn, ma nun sann' a verità.
Pino Daniele

Difetti e pregi della città nella musica napoletana di Pino Daniele

La bellezza di Napoli è, dunque, fatta anche di numerose contraddizioni, come abbiamo visto dalle parole di Matilde Serao. Contraddizioni che permangono, nonostante il passare del tempo.

In uno dei suoi successi maggiori, intitolato appunto Napul è, Pino Daniele, al pari della Serao quasi un secolo addietro, descrive quella Napoli fatiscente e dalle "mille paure" che, ancora oggi, la pervadono.

Sì, perchè , anche secondo Daniele, Napoli non è solo una cartolina dai "mille colori", ma una città complessa, dove il popolo in qualche modo è il primo responsabile a non riuscire a cambiare le proprie sorti. Da qui, tuttavia,  la capacità anche di rialzarsi e continuare a vivere sperando che le cose cambino (Napul è 'na carta sporca/ e' nisciun' se ne 'mport/ e ognuno aspett' a' ciorta - In italiano: Napoli è una carta sporca/ e nessuno se ne importa/ ed ognuno aspetta la fortuna), in una sorta di supplica verso sé stessi e verso una terra che può dare tanto.

Da entrambi gli autori, quindi, riscontriamo  analogie e complementarità su quello che è in fondo 'il ventre di Napoli'.