Un vecchio detto diceva “Dietro un grand’uomo c’è una grande donna”, è anche vero il fatto che dietro una grande città com’è Napoli, ci siano grandi donne che ne hanno fatto la storia. La stessa Napoli, secondo la leggenda, è nata da una donna, una sirena per l’esattezza: la bella Partenope che sbarcò già senza vita e i pescatori la seppellirono dove oggi sorge Castel dell’Ovo, eleggendola a protettrice della comunità e della città che andava sviluppandosi.
Ma anche nella storia reale di Napoli si ricordano tantissimi personaggi femminili che sono stati e continuano ed essere simboli di speranza ed emancipazione, lottando per l’ottenimento di un’identità sociale e culturale e per i propri diritti. Di alcune di loro ve ne abbiamo già parlato, ma a noi di Visit Naples non piace ripeterci e quindi oggi ve ne presentiamo delle altre.
5. Maria Puteolana: la Virago di Pozzuoli
Personaggio a metà tra il leggendario e il reale. Di Maria Puteolana abbiamo poche fonti. Sappiamo solo che nacque a Pozzuoli nel XIV sec. sotto il dominio angioino.
Da quel poco che sappiamo, Maria era una ragazza molto modesta, senza vizi di nessun genere, amava la vita all’aria aperta, di sani principi e vergine fino alla morte. È descritta come una donna di morigerati costumi, astemia e sobria nel cibo e nelle parole.
Fin da ragazzina si rifiutò di seguire i dettami del ruolo femminile di allora, preferendo invece sfidare i suoi coetanei in gare di forza ed abilità. Atteggiamento che presto la fece identificare come maschiaccio, per poi in seguito, in età adulta, essere anche soprannominata Maria la pazza.
Amava così intensamente la sua terra che vedendola attaccata dai pirati saraceni, decise di scendere a combattere insieme agli uomini e diventare così la prima soldatessa al mondo. Non si diede mai per vinta e combatté fino alla morte, per mano dei nemici.
Oggi una strada di Pozzuoli è intitolata alla sua figura.
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Aveva destrezza insolita e rarissima, forza, età, portamento, desideri di uomo prode; non tele ma archi, non aghi e specchi ma frecce e brocchieri usava, e nel corpo non baci e lascivia ma ferite ed onorate cicatrici.Francesco Petrarca
Maria Puteolana e l’incontro con Francesco Petrarca
Uno dei pochi riferimenti che ci danno conferma della reale esistenza di questo personaggio femminile ci viene dato da Petrarca che la incontra durante la sua permanenza a Napoli alla corte di Roberto D’Angiò.
Francesco Petrarca si trova a Napoli per ricevere la famosa corona d’alloro, con il quale il poeta sarà raffigurato per sempre. Durante il suo soggiorno chiese al re di accompagnarlo a visitare Pozzuoli, allo scopo di incontrare la “famosissima virago Maria, detta poi Maria Puteolana”.
Il poeta ne parla nel quinto libro delle Epistolae Familiares, precisamente quelle dedicate al cardinale Giovanni Colonna, affinché “nulla di lei fosse poi nel tempo dimenticato”.
4. Artemisia Gentileschi: pittrice ed intellettuale del Seicento
Nel Seicento, come in tante altre epoche, per le donne non era certamente contemplata la carriera intellettuale e tantomeno quella politica. Era necessaria una grande dose di astuzia e fortuna, per farsi strada nei luoghi dell’istruzione, riuscire a studiare e viaggiare.
A testimoniarlo, la tumultuosa vita di Artemisia Gentileschi, per la quale anche l’essere figlia del celebre Orazio Gentileschi, pittore di corrente caravaggesca, non le aprì facilmente tutte le porte. Non fu facile per lei rendere noto ed apprezzato il suo enorme talento, slegarlo da quello di suo padre e rivendicarne la sua diretta appartenenza.
Artemisia e la sua voglia di riscatto nelle opere per Napoli
Artemisia Gentileschi non nasce a Napoli ma a Roma. Però verrà accolta nella nostra città nel 1630, per poi viverci fino alla fine dei suoi giorni.
L’artista che arriva e conosce Napoli è una donna scossa e piena di rabbia. Nel 1611, precedente alla sua decisione di venire a vivere nella nostra città, Artemisia subisce uno stupro da parte di Agostino Tassi. Tale evento segnerà drammaticamente la sua vita e la sua arte.
Ritroviamo tutta la sua rabbia, voglia di riscatto e di denuncia nella sua opera “Giulietta che decapita Oloferme” conservato nel Museo di Capodimonte e realizzato dall’artista fra il 1612 ed il 1613. Il processo per la violenza subita e la sua arte rappresentarono per lei la sua lotta all’emancipazione e la sua rivincita sui soprusi di una società maschilista.
Una volta a Napoli otterrà finalmente il suo reale riconoscimento in quanto artista donna. Le verranno richieste preziose ed importanti committenze, tra cui il San Gennaro per il Duomo di Pozzuoli.
3. Maddalena Cerasuolo & Luciana Viviani: l’Antifascismo Femminista
Durante la II Guerra Mondiale, Napoli è stata tra le prime città italiane a dover affrontare le truppe nazi-fasciste, dopo l’armistizio dell’8 settembre, il quale identificava l’Italia come nuova nemica dei tedeschi e non più alleata. La resistenza partenopea è ricordata da tutti come Le quattro giornate di Napoli, durante le quali la popolazione napoletana è insorta dopo anni di disperazione e miseria.
Anche in questa occasione le donne, assieme ai femminielli, hanno rappresentato l’anima di quella rivoluzione. Tra queste ne ricordiamo due di opposta estrazione sociale ma di uguali principi: Maddalena Cerasuolo e Luciana Viviani.
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Ma il Ventotto dello stesso mese il popolo insorse contro il massacro e il sopruso, e c'ero anch'io dietro la barricata, ragazza piena di amor di patria. Trovai una mitraglietta e sparai, sparai, sparai contro le camionette e i carri armati...Maddalena Cerasuolo, La Mitraglietta
Maddalena Cerasuolo: la partigiana del Rione Sanità
Era il 1943, quando Maddalena, detta Lenuccia, 23 anni, viveva con i genitori a vico Neve a Materdei, che era chiamato così perché in passato vi si vendevano neve, ghiaccio ed acqua. Napoli in quegli anni era vittima di pesanti bombardamenti da parte degli Alleati: il 27 settembre del 1943 vennero catturate migliaia di persone e fu allora che centinaia di napoletani reagirono dando vita all’insurrezione popolare delle Quattro Giornate, che valse alla città la Medaglia d’oro al Valor Militare per la Resistenza.
Maddalena lavorava come operaia in una fabbrica di scarpe e si unì volontariamente al gruppo dei partigiani, divenendo parte attiva per la difesa dei rioni Materdei e Stella e, affianco ai suoi compagni, salvò il Ponte della Sanità. Quello che oggi porta il suo nome. Ricevette per questo una medaglia di bronzo al valor militare.
Luciana Viviani: una delle prime donne elette in Parlamento
Nata nel 1917, Luciana Viviani è la terzogenita dell’autore ed attore teatrale Raffaele Viviani. Dal padre ereditò l’amore per l’arte e la cultura, ma, soprattutto, la capacità di osservare il mondo, di raccogliere le storie della gente e di farsene portavoce. Si laureò in lingue e letterature straniere e già negli anni universitari fu coinvolta nella militanza antifascista.
È stata un’indomabile guerriera antifascista e femminista che ha combattuto, in prima linea, le più importanti battaglie italiane del Novecento. Dalla Resistenza alle lotte per l’emancipazione femminile, ha portato avanti il suo impegno politico e civile con instancabile passione.
Ha partecipato attivamente alla fondazione del Partito Comunista a Napoli ed è stata tra le prime donne elette in parlamento, deputata per quattro legislature dal 1948 al 1968. Da non dimenticare è la sua partecipazione attiva all’interno dell’Unione Donne italiane (UDI) fin dalla nascita nel 1944.
Una donna semplice ma che fece dell’impegno politico e della lotta per i diritti delle donne la sua ragione di vita, portando avanti battaglie di ogni tipo e campagne per la libertà della maternità, il divorzio, l’aborto e gli asili nido.
2. Titina De Filippo: icona del Teatro Napoletano
Titina De Filippo è la prima dei famosissimi fratelli De Filippo (con Eduardo e Peppino) nati dall’unione tra Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo. Non solo sorella di Eduardo, ma vera icona e modello per il teatro napoletano.
Lei come altre, le vere donne di Napoli, ha plasmato i volti dei personaggi femminili napoletani fittizi e leggendari, donandogli autenticità ed immortalità.
Per tutti, Titina è stata, e sarà per sempre ormai, Filumena; e viceversa.Eduardo De Filippo
Titina e la sua Filumena Marturano
Come Eduardo e Peppino, Titina mise piede in palcoscenico fin da bambina. A sette anni debuttò con successo, al Valle di Roma, in Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Peppeniello. Una fotografia dell'epoca la ritrae vestita da maschietto, con l'aria insolente e lo sguardo guappesco.
Ha inizio così la sua carriera teatrale che raggiungerà il massimo splendore con la sua indimenticabile interpretazione di Filumena Marturano, personaggio scritto appositamente per lei dal fratello Eduardo: donna matura e con un passato da prostituta, che si finge moribonda per farsi sposare in punto di morte.
Titina De Filippo interpretò intensamente questo personaggio, sentendo e vivendo assieme a lei le sue lotte per il riconoscimento della sua dignità di donna.
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1. Sophia Loren: un mito del cinema mondiale
Ed ecco, colei che non ha bisogno di presentazioni e che non può di certo mancare nell’elenco: Sophia Loren, una delle attrici più belle e talentuose del cinema italiano e del mondo. Al secolo Sofia Villani Scicolone, nata a Roma ma trasferitasi sin da piccola con la sua famiglia a Pozzuoli.
Entra a far parte del mondo e della storia del cinema dagli inizi degli anni ’50. Una filmografia unica e piena di capolavori cinematografici come: “Pane, amore e…”, “Matrimonio all’Italiana”, “Ieri, oggi e domani” solo per citarne un paio.
Nel luglio del 2016, è stata insignita della cittadinanza onoraria di Napoli.
L'immaginazione dell'uomo è la migliore arma della donna.Sophia Loren
Sophia Loren e la vittoria dell'Oscar
Tra i tanti riconoscimenti ottenuti dall’attrice nella sua lunga carriera, di sicuro non si possono non citare i Premi Oscar vinti, uno dei riconoscimenti cinematografici più famosi al mondo.
Il primo nel 1962, come Miglior Attrice nel film La Ciociara diretto da Vittorio De Sica. Per la prima volta il premio viene dato ad un’attrice italiana per un film italiano.
Il film è un adattamento dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia che vuole fare denuncia su quelli che furono gli episodi di violenza sui civili da parte delle truppe alleate durante la Campagna d’Italia. Sophia Loren interpreta Cesira, la protagonista, una madre vedova che per sfuggire ai bombardamenti e alle insidie della guerra scappa da Roma con la figlia dodicenne per tornare nel suo paese d’origine: il viaggio avviene con non poche difficoltà, tra tutti il tragico episodio di violenza che entrambe subiscono da parte di un gruppo di soldati e che lascerà la figlia Rosetta con un trauma irrisolto. Chiunque abbia visto il film non può dimenticare questa scena e l’intensità d’interpretazione della Loren, che all’epoca aveva solo 26 anni.
Il secondo Oscar le viene assegnato nel 1991 per onorare la sua carriera che ancora oggi riesce a toccare il cuore di chiunque e nonostante tutto, senza abbandonare il suo animo e l’accento nostrano.
Photo credits: news.cinecitta.com
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