Penisola Sorrentina: una delle mete turistiche più famose al mondo

La bellezza della Penisola Sorrentina è indiscussa ad oggi risulta essere una delle mete italiane più scelte ed apprezzate dal turismo mondiale. Sarà forse per i suoi panorami mozzafiato, il suo mare turchese, il costante profumo di limoni, tante le ragioni e i motivi che fanno di queste zone della Campania vera fonte di ricchezza.

Ma dietro a tanta bellezza famosa in tutto il mondo, in quanti sono a conoscerne le sue storie e leggende? Quella di oggi è una guida particolare…Visit Naples ti vuole far conoscere in maniera particolare questo gioiello del Mediterraneo attraverso alcune curiosità che forse solo ora scoprirai.


La Terra delle Sirene nella costiera amalfitana

Sai perché il territorio è conosciuto col soprannome di “Terra delle Sirene”? Il legame con queste creature mitologiche è molto antico e risale a circa 3000 anni fa, quando il poeta greco Omero scrisse nell’Odissea le avventure per mare di Ulisse. E proprio nella Penisola Sorrentina avviene l’incontro fra il protagonista e le Sirene.

Ulisse, per resistere al richiamo delle Sirene ed evitare di che la sua nave assieme al suo equipaggio si infrangesse contro le rocce, mise della cera nelle orecchie dei suoi marinai e si fece legare all’albero maestro. Secondo Omero, questo si sarebbe svolto proprio nelle acque della Costiera Amalfitana, precisamente nei pressi degli isolotti Li Galli.

Infatti, la leggenda narra che fallita la trappola tesa ad Ulisse, le tre sirene, per il dispiacere, si gettarono in mare, tramutandosi in roccia e dando così vita ai tre isolotti: Gallo Lungo, Castelluccio e la Rotonda.

Altro collegamento fra la Penisola Sorrentina e l’Odissea lo troviamo nei pressi di Punta Campanella dove sono ancora visibili i resti del Tempio di Atena. Sempre secondo la leggenda, il tempio venne costruito da Ulisse per ringraziare la Dea che lo aveva aiutato a superare indenne il tratto di mare infestato dalle sirene.


Le origini del nome Sorrento

Dietro il nome del capoluogo Sorrento si nasconde una leggenda davvero affascinante. Infatti, si racconta che l’origine del nome Sorrento si deve a Sirentum, una dolce fanciulla dalle caratteristiche davvero speciali. Ella nacque dall’unione di Mirone, un contadino che abitava nella zona collinare di Casarlano, e Leucosia, una delle tre sirene figlie di Acheloo.

La leggenda narra che già appena nata la bambina fosse di una bellezza disarmante e una creatura unica sotto tanti punti di vista: dolce, generosa e con una voglia di vivere coinvolgente.

Un giorno, sulla Spiaggia di Marina Grande, Sirentum incontrò la sirena Partenope che lodò la sua bellezza e le pronosticò un futuro da regina. Infatti, poco più tardi la bella fanciulla conobbe il principe della famiglia Durazzo col quale si sposò.

I due innamorati condussero una vita da viaggiatori, ma nei momenti in cui vissero a Sorrento erano molto ospitali e gentili e si guadagnarono l’affetto e la stima di tutti. Nel 1558 Sorrento fu invasa dai saraceni che oltre a razziare le ricchezze della popolazione, fecero anche dei prigionieri, fra questi anche la bella Sirentum. A liberarla furono proprio gli abitanti di Sorrento che donarono spontaneamente tutto quello che possedevano pur di riavere indietro la dolce Sirentum. Questa devozione fu tale, al punto che il suo nome fu di ispirazione per battezzare la loro cittadina.


La tradizione delle palme da confetto

Dei dolci tipici della Penisola Sorrentina sono le palme da confetto che vengono benedette sui sagrati delle chiese il giorno della domenica delle Palme per poi scambiarle con le persone cara.

Questa usanza ha radici storiche. Tutto ha inizio nel 1551 quando sulla Penisola Sorrentina giunsero i saraceni, temuti pirati turchi che terrorizzavano gli abitanti della Costiera con le loro invasioni. Impauriti, gli abitanti si rifugiarono nella cattedrale invocando la grazia di essere salvati.

In quell’occasione, le loro preghiere furono ascoltate. Si alzò un vento così forte da agitare il mare al punto da far inabissare tutte le imbarcazioni saracene. Durante quel naufragio si salvò solo una giovane schiava che riuscì a raggiungere a nuoto la spiaggia di Marina Grande. Giunta a Sorrento si trovò difronte alla Cattedrale, dove si stava svolgendo la messa della domenica delle palme. Entrò e si gettò ai piedi dell’altare grata a Dio per essere sopravvissuta e in segno di ringraziamento offrì in dono a tutti i presenti un sacchetto pieno di confetti colorati.

All’epoca, i confetti non erano conosciuti nella Penisola e suscitarono molta curiosità. Così, la giovane donna decise di insegnare loro come preparare le palme da confetto, dando vita a una tradizione.

Se ti trovi in Penisola Sorrentina durante la settimana che precede la Domenica delle Palme, potrai trovare diverse pasticcerie, in particolare a Meta e Massa Lubrense, che vendono questi prodotti tipici della tradizione sorrentina.


Il detto di San Biagio ed il legame con la Penisola Sorrentina

Vi è un detto popolare che dice “Santu Biase ‘o sole p’ ‘e case” (A San Biagio il sole è nelle case). In Penisola Sorrentina si suole dire durante i primi giorni di febbraio, quando l’inverno sta per terminare e iniziano le prime giornate di sole che con un tempo tiepido portano un po’ di calore nelle fredde ed umide case. È anche un modo per guardare con ottimismo alla vita e sperare in un futuro migliore.

Il proverbio che si riferisce a San Biagio, nella sua genuinità, conserva una grande verità che solo la “genialità” partenopea era capace di sintetizzare: ci si avvicina alla stagione mite e il sole, prossimo all’equinozio di primavera, raggiunge tutte le case, anche quelle più esposte a nord.

San Biagio viene invocato contro il mal di gola e altri malanni dell’apparato respiratorio. Si racconta che durante la sua prigionia salvò un bambino che stava per soffocare a causa di una lisca di pesce conficcata nella gola, dandogli da mangiare una mollica di pane.

Sulle colline di Sorrento, a Sant’Agnello e in località Casarlano, sono presenti rispettivamente una chiesa e una cappella dedicate a San Biagio.


Caruso di Lucio Dalla: una dedica d'amore nella penisola sorrentina

Era il 1921 e nella suite (oggi dedicata a lui) dell’Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento ancora echeggia la voce del tenore Vittorio Caruso nella quale trascorse i suoi ultimi giorni di vita, per poi morire nell’Hotel Vesuvio di Napoli.

Nel 1986 il cantautore Lucio Dalla, mentre naviga sulla sua barca tra Capri e Sorrento, ha un guasto al motore. Bloccato in mare chiama un amico, il proprietario dell’hotel, che lo invita a passare la notte a Sorrento in attesa che la barca sia riparata. Forse per casualità, ma viene ospitato proprio nella stessa suite del tenore dove si trova ancora il pianoforte.

Quella sera al Bar La Scogliera, il barista Angelo, la cui zia era stata la cameriera di Caruso, gli racconta la storia degli ultimi giorni del tenore, che nel 1921 si trovava a Sorrento in convalescenza dopo essere stato operato al polmone sinistro in seguito a una pleurite. Lì si sarebbe innamorato di una giovane donna alla quale dava lezioni di canto. Una sera, sentendosi ormai alla fine, aveva fatto portare il pianoforte in terrazza e ispirato dal magnifico panorama offerto dal golfo di Sorrento, aveva cantato con una tale intensità da essere udito fino a giù al porto.

Da quei racconti Lucio Dalla ne fu catturato e ne trasse ispirazione per scrivere il brano, probabilmente senza immaginare che sarebbe diventato da subito un classico della canzone italiana e napoletana famoso in tutto il mondo.


Qui dove il mare luccica, E tira forte il vento Su una vecchia terrazza Davanti al golfo di Surriento Un uomo abbraccia una ragazza, Dopo che aveva pianto Poi si schiarisce la voce, E ricomincia il canto.
Lucio Dalla - Caruso