Il Reale Bosco di Capodimonte, è attualmente un parco pubblico, un'area verde di circa 137 ettari sito sulla Collina di Capodimonte. Al suo interno c'è molto da scoprire.

La Reggia di Capodimonte

La Reggia di Capodimonte fu voluta dal re Carlo di Borbone, nel 1737. Era una delle residenze reali, immersa nel verde, in un parco di circa 137 ettari, era funzionale alle attività di caccia e di pesca del re: attività considerate nobilitanti e funzioni di stato nelle maggiori corti europee.

Il progetto della reggia di Capodimonte fu affidato agli architetti Medrano e Canevari e doveva testimoniare la la potenza e la magnificenza della monarchia regnante; difatti viene realizzato un monumentale edificio di due piani, la cui mole imponente ha rappresentato una zona di importanza paesistica rispetto alla città, immortalata spesso nei dipinti del vedutismo Napoletano. La reggia inoltre, doveva ospitare l'importantissima collezione Farnese del re. Nel 1957, è stata trasformata in Museo, ospita l'importantissima collezione Farnese, la collezione D'Avalois e gli apparentamenti reali.

Fabbrica delle porcellane

Davanti alla chiesa di San Gennaro si apre l’ingresso di questo vecchio edificio che, dal 1743 al 1759, ospitò la famosa “Real Fabbrica delle Porcellane” di Capodimonte, una delle Manifatture Reali fondate da Carlo di Borbone. Dagli anni Sessanta è sede dell’Istituto professionale di Stato “Giovanni Caselli” per l’industria e l’artigianato, l’unico in Italia preposto alla preparazione di personale e di tecnici specializzati nel settore produttivo ceramico. La sua produzione è contrassegnata, dal 1987, da un marchio autorizzato raffigurante il giglio borbonico.

La chiesa di San Gennaro

Percorrendo il bosco e attraversando la Porta di Mezzo, l'antica porta di accesso al bosco, si trova un ampio emiciclo scandito da cinque vialoni, il primo sulla sinistra chiamato viale della porcellana porta alla chiesa di San Gennaro.

Un piccolo edificio a pianta centrale, opera dell’architetto scenografo Sanfelice, fu eretta per volere di Carlo di Borbone nel 1745, come conferma una vecchia iscrizione di marmo che campeggia sulla semplice facciata d’ingresso, ripartita da alte paraste doriche. Sovrasta la chiesa un piccolo campanile, i cui archi ad ogiva sono frutto di un successivo rimaneggiamento. L’interno della chiesa, che ha conservato nel complesso l’impianto originario, si sviluppa su di un invaso ovale; le decorazioni risultano alquanto sobrie essendo stata destinata a parrocchia (1776) della “gente campereccia e dedita a lavori mercenari”, che abitava nel Bosco.

Sull’altare maggiore è esposto un olio su tela, raffigurante il santo protettore, attribuito tradizionalmente al famoso pittore Francesco Solimena (1657-1747), maestro ed amico del Sanfelice. Di recente è stato assegnato a Leonardo Olivieri (1689-1750?), un allievo del pittore. Fin dal Settecento la chiesa era ornata, oltre che dalla grande tela di San Gennaro, anche da quattro statue dedicate ai santi protettori della famiglia regnante. Restano in loco quelle in gesso di San Carlo Borromeo e Sant’Amalia, in nicchie ai lati dell’abside; le altre due, rappresentanti San Filippo e Santa Elisabetta, erano negli angoli opposti della chiesa.

Gli arredi di legno provengono probabilmente dalla chiesa di San Clemente dell’Eremo dei Cappuccini, essendo documentato il trasferimento di suppellettile ed arredi sacri nella parrocchia di San Gennaro, alla soppressione del convento nel 1865. Dalla chiesa si entrava negli spazi della sagrestia, oggi adibiti ad esposizioni temporanee, e si accedeva al piano superiore, dove era l’abitazione del parroco.